Lucetta Frisa
Lucetta Frisa nació en Génova, 1949. Vive en Génova. Es poeta y traductora.
Entre sus más recientes libros de poesía:
La follia dei morti,(Campanotto,1993) Notte alta,(Book,1997), L’altra (Manni,2001), Disarmare la tristezza (Dialogolibri, 2003), Siamo appena figure(GED,2003) e Se fossimo immortali(Joker,2006). Ha tradotto Emily Dickinson, Henri Michaux e due libri di Bernard Noêl (Artaud e Paule,2005 e L’ombra del doppio,2007),entrambi per la collana I libri dell’Arca delle edizioni Joker, di cui è curatrice insieme a Marco Ercolani.
Colabora en varias revistas como La mosca di Milano e La clessidra ed è presente in antologie, tra cui Il pensiero dominante (a cura di Davide Rondoni e Franco Loi, Garzanti,2001) Trent’anni di novecento di Alberto Bertoni (Book,2005) Altramarea a cura di Angelo Tonelli (Campanotto,2006) La poesia erotica contemporanea (Atì,2006) e Voci di Liguria ( a cura di Roberto Bertoni, (Manni 2007). In coppia con Ercolani, scrive libri di storie immaginarie e non, come Anime strane (Greco&Greco 2006).
Con sus cuentos para niños trabaja con el diario Avvenire. Entre varios premios, siendo el más reciente el Lerici Pea-2005 Inédito.
Antigua amiga mía, mi canción
elevo por ti en esta ligera brisa
que parece separar y en un acento
une instante lápiz alma voz
e ilumina mi sonido entre el ruido.
Tú lo has dejado en el aire suspendido
un don airoso del aire elevado
que la palabra crece en su vacío
incendia sangre y hojas como fuego.
Es la ley del canto. Todavía escucho
hoy, en el antiguo aire, nuevos aires.
Sólo excavando en el sonido del tiempo
con las palabras juego, siembro viento
en el alma ardo y que me escuches invento.
Traducción de Patricia Corigliani
Antica amica mia la mia canzone
levo per te in questo vento breve
che sembra separare e in un accento
unisce attimo penna anima voce
e illumina il mio suono nel rumore.
Tu l’hai lasciato nell’aria sospeso
un dono arioso dall’aria levato
che la parola cresce nel suo vuoto
incendia sangue e foglio come fuoco.
È la legge del canto. Ancora ascolto
oggi, nell’aria antica, nuove arie.
Solo scavando nel suono del tempo
con le parole gioco semino vento
l’anima ardo e che mi ascolti invento.
Ogni respiro, attimo, ora, hanno scadenze
Ogni respiro, attimo, ora, hanno scadenze
come lo stretto viaggio in mezzo al vuoto
del pendolo e il mio cuore è bianco aperto
a ogni ritmo e ritorno. Si corrompe
la freccia dritta in ottuse parabole
se la gravità della terra precipita
il volo dei più alti uccelli. Io voglio
espandermi voglio un centro che sia
tutte le cose qui e ovunque prima e dopo
e non mi tocchi l’alternarsi dei poli,
che la sinistra dolce sia alla destra
- mani serene delle statue egizie. Aria
e totale energia nel sorriso che conosce le legge
e i meccanismi. Ma io per centro chiedo
una radice, punto solare con braccia
senza tempo infinite e finite e splenderanno
tutte le cose insieme in cerchi e cerchi
di continui universi dove vivo da sempre
senza saperlo.
Ancora solo, dentro la tua folla
per E. Neil
Ancora solo, dentro la tua folla
di parole e cose, ellissi del delirio:
ti avvolge una spirale, un soffitto di stucchi
che tu scavi in un giro d’occhi voraci.
Ogni solco, incisione, è sprofondare:
tutte le cose sono labirinti e il centro
la voragine che succhia spazio.
Non discendere più. Ci sono viaggi
anche diritti da risalire, linee calme, sopra
il barocco ansioso della tua mente.
Penelope
Si disfa il giorno nella notte che s’annoda di nuovo al mattino
(al canto del gallo, chissà).
Un filo che vado legando a tutto quello che vedo
e cuce strappi e buchi notturni
per alzarmi più leggera:
lo lego e sono
lo slego e muoio.
La tela non sarà rete dove s’impigliano Proci e uccelli selvatici
né casa insidiosa di ragno per lente morti di farfalle.
E’ gioco invisibile trama
che imparo a scoprire poco a poco
- cancello e ripeto le falle, le assenze -
e mi vedo sola filare
a volte scuotendo la testa parlando
al mio filo (un po’fune catena vela ala)
felice di non aspettarti.
Il coraggio
Seguendo le inclinazioni del coraggio
lascia la serpe avanzare la parola rannicchiarsi
e a corpo a corpo
bàttiti dritto con l’ombra
nel supplizio meridiano.
E spegni tutti i rumori –
che l’aria sia tesa come lama di guerriero,
vergine per le tue labbra assorte.
Il bianco sarà traversato da una freccia rossa.
Rapido è il rito del coraggio.
Gli sposi Arnolfini, Van Eyck
In silenzio lo specchio mostra figure rovesciate
se è vero che siamo qui a bisbigliarci qualcosa
di molto elegante scandendo sillabe leggere
dove l’eco si cancella sulle labbra e pure le mani
appena sfiorandosi, non osano farsi domande.
Se questo fosse il sogno di un’altra coppiaun
mistero cortese che invisibile soffoca
nel quieto disegno delle cose per svelarsi
solo di là, nell’ardore di gesti dissennati
in ombre e profili capovolti. Ma è così
che ci immagina il nostro desiderio.
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